Finalmente è arrivata l’estate e un po’ di meritato riposo. La brigata “V.I.P.” del gruppo Senior lavora duramente tutto l’anno accompagnando ormai un totale di circa un migliaio di persone. Non conosce soste né stagioni, esce e basta, anche a dispetto del tempo. Per undici mesi programma da sempre due uscite infrasettimanali, qualcuna anche in altre regioni ma poi, finalmente, arriva anche per lei il momento di rilassarsi e ricaricare le pile per i futuri impegni escursionistici. Nel mese di agosto infatti effettua una sola uscita settimanale e dedica il tempo restante al riposo più assoluto.
Anche quest’anno ha fedelmente rispettato la regola e dopo una fase di riscaldamento sulla ferrata del “Monte Albano” a Mori e su quella “Delle aquile” alla Paganella (nuovissima e percorsa alcuni giorni prima della sua inaugurazione) ha pensato bene di andare a prendere un po’ di fresco nel Parco Nazionale dello Stelvio.
In effetti in Romagna il caldo si era fatto insopportabile e allora Marino Rossi, Presidente del gruppo Senior, ha pensato bene di organizzare l’ascesa al Monte Cevedale a mt. 3.769 attraverso l’omonimo ghiacciaio.
In men che non si dica ha messo insieme la squadra: Aldo Pari, Maurizio Pavan, Wilmer Forti, Bruno e Luca Zandoli, Luciano Cola, Cesare Bentivegni e lui stesso ovviamente.
Studiati i tempi, le tappe e i dislivelli, trovate anche le guide che ci accompagneranno (Francesco e Bruno), dispone per la partenza: l’escursione si svolgerà dall’11 al 13 agosto, per approfittare di una finestra di bel tempo, cosa abbastanza rara da quelle parti.
Partiti, il primo giorno decidiamo di pernottare a S. Caterina Valfurva dove non eravamo mai stati e volevamo conoscerla un po’.
Il giorno successivo cominciamo a salire, diretti al Rifugio Casati a mt. 3.269 passando per il Rifugio Pizzini, sicuramente l’itinerario migliore tra i possibili, con un dislivello di circa 1.000 mt. Le previsioni meteo per quel giorno dicevano che il cielo sarebbe stato coperto e che da una certa ora e altitudine saremo passati da una pioggerellina al nevischio. Avevano sbagliato: c’era anche la nebbia.
Se volete smettere di amare la montagna andate a fare il tratto di salita che dal Pizzini porta al Casati, possibilmente quando pioviggina e c’è la nebbia.
Comunque sia arriviamo al Rifugio Casati nei tempi previsti e ben contenti di stare all’asciutto. Ma la pace dura poco. Dopo un paio d’ore riaffiora un po’ di noia e alcuni di noi decidono di raggiungere Cima Solda, appena altri 120 mt. più in su, tra le trincee e i resti della prima guerra. Nel frattempo però la visibilità è ulteriormente peggiorata e si accorgono di essere arrivati in cima solo quando ci mettono i piedi sopra.
Il tempo nel rifugio è lento a passare ma arriva l’ora di cena e il destino vuole che al nostro tavolo si siedano anche alcuni ragazzi che avevamo già incontrato al termine della ferrata al Monte Albano. Inutile dirlo: il mondo è davvero piccolo!
Comunque sia fino alle 10 di sera la nebbia non ci aveva ancora abbandonato. Non eravamo riusciti a vedere niente e le preoccupazioni per il giorno seguente animavano le discussioni. Una cosa però ci confortava: il fatto che, se fino alle 4 del pomeriggio nel rifugio c’eravamo praticamente solo noi, da quell’ora in poi lentamente ma di continuo arrivava altra gente. Conclusione: prima di partire avranno sicuramente visto le previsioni e se vengono vuol dire che sono buone.
Avevano sbagliato anche questa volta: le condizioni non sarebbero state buone ma irripetibilmente splendide.
Verso l’una di notte Aldo fu il primo ad andare a controllare e poi, un po’ alla volta, tutti abbiamo aspettato con ansia l’arrivo rivelatore dell’alba che alla fine si mostrò in tutta la sua magnificenza. Uno spettacolo da togliere il fiato, al limite della commozione. Il cielo azzurro come non mai, l’aria ferma e il sole accecante. Una festa per gli occhi e per l’anima.
Il resto è pura gioia: indossata l’attrezzatura, fatte le due cordate, partiti. Traversata tranquilla e splendida, neve fresca ma compatta, salita di 500 mt. non difficile salvo un paio di brevi traversi in forte pendenza che hanno richiesto l’uso della piccozza. Vetta raggiunta nei tempi previsti, con una magnifica vista a 360°, di fronte al Gran Zebrù e all’Ortles. In discesa, per completare la festa, deviazione verso la cresta dove si trovano ancora tre grossi cannoni utilizzati nella prima guerra (120 uomini e 4 mesi per portarli lassù) e infine ritorno al Casati.
Il seguito è scontato, superfluo raccontarlo, se non per ribadire che il tratto che dal Casati va al Pizzini, non più coperto dalla nebbia, è peggio in discesa che in salita. Provare per credere!
Difficile descrivere le sensazioni che abbiamo provato e del resto ve le potete ben immaginare. Ognuno dei partecipanti le ha vissute a modo suo ma la felicità è stata la stessa per tutti.
La brigata V.I.P. è quindi passata dal ghiacciaio dell’Adamello dello scorso anno a quello del Cevedale e chissà dove andrà a rilassarsi l’anno prossimo. Ma con l’età che abbiamo è meglio non stare troppo fermi e per fortuna che l’autunno è alle porte e potremo quindi riprendere le nostre consuete uscite settimanali.
Un caro saluto a tutti, come sempre!
Maurizio Pavan